venerdì 22 maggio 2015

Cari mostri

Stefano Benni sfida il racconto di genere e apre la porta dell’orrore. Lo fa con ironia, lo fa attingendo al grottesco, lo fa tuffandosi nel comico, lo fa tastando l’angoscia, lo fa, in omaggio ai suoi maestri, rammentandoci di cosa è fatta la paura. E finisce con il consegnarci una galleria di memorabili mostri. E allora ecco gli adolescenti senza prospettiva o speranza, ecco il Wenge, una creatura misteriosa che semina panico e morte, ecco il plutocrate russo che vuole sbarazzarsi di un albero,
ecco una Madonna che invece di piangere ride dolcemente sfrontata, ecco il manager che vuole ridimensionare il museo egizio sfidando la vendicativa mummia del faraone. Con meravigliosa destrezza Stefano Benni scende negli anfratti del Male per mettere disordine e promettere il brivido più cupo e la risata liberatoria. E in entrambi i casi per accendere l’immaginazione intorno ai mostri che sono i nostri falsi amici, i nostri veleni, le nostre menzogne.
Un libro che per la varietà, l'ironia, la bellezza e il fascino delle sue storie, sarebbe stato difficile da descrivere se non mi fossi avvalsa, come spesso faccio in questi casi, della descrizione della trama presente su internet. Cari mostri è  a mio avviso una disamina ironica, introspettiva, analitica, attenta e molto precisa della società odierna, un libro che si rivolge a tutti, grandi e piccoli, scavando nelle paure, miserie, falsità e ipocrisie dell'animo umano.

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