lunedì 14 novembre 2011
sabato 12 novembre 2011
Voglia di...
Voglia di piangere, all'infinito, al solo pensiero di averti perduto. Voglia di urlare al mondo intero, che tutto ciò che per te provo e profondo e sincero. Voglia di perdermi ancora nel tuo silenzio, e comprendere da questo che ogni parola non a senso. Perchè un silenzio racchiude molte più parole, esplica tutto, anche quello che spesso non sivuole o vorrebbe dire, per paura che chi amiamo non possa capire. Voglia di perdermi ancora in un tuo lungo abbraccio, ma ormai forsee tardi e per questo taccio. Affidando alla scrittura il mio sentimento, intriso di rabbia, tristezza e pentimento. Per aver lasciato che tutto finisse, e come in un lampo di luce si dissolvesse. Mi chiedo ancora, cosa tu possa provare, se hai dimenticato ci pensi, o se vorresti tornare. Se ti manca il coraggio, ho a tutto questo non dai più importanza, se i tuoi sentimenti hanno lasciato posto alla sorda indifferenza, di un sentimento troppo profondo che spesso diventa tale,quando tutto quel bene si lascia sovrastare dal male, Che in ogni uomo soggiace, ma che di fermare nessuno, spesso è mai capace prima che sia troppo tardi, e tutto resti rinchiuso nel solo splendore dei bei ricordi.
martedì 8 novembre 2011
Psicologo, o da psicanalizzare?
Mi rendo conto che forse nel titolo si potrebbe intravedere una qualche forma di giudizio o pregiudizio, sull'articolo che sto per postare. Ma astenendomi totalmente dal giudicare, mi limiterò invece a copiare integralmente l'articolo che ho trovato e che potrete leggere anche su http://liberazione.it/ o trovare sul blog sottoosservazione sulla piattaforma wordpres.
Psichiatra eretico o capo d’una setta? Le voci critiche dei suoi pazienti raccolti in un libro da due psicoterapeuti presentato oggi
C’è da scommetterci che farà discutere. Per almeno una comunità ristretta, quella che da una trentina d’anni gravita attorno allo psichiatra romano Massimo Fagioli – il fondatore dell’analisi collettiva – questo libro scatenerà un putiferio. Parliamo di un volume curato da Luigi Antonello Armando e Albertina Seta – psicoterapeuti di professione, ex docente di psicologia dinamica e psicologia generale il primo, psichiatra la seconda – che sarà da oggi nelle librerie col titolo Il paese degli smeraldi (edizioni Mimesis, pp. 256, euro 18). Il primo test ci sarà oggi alla presentazione ufficiale del libro con lo psichiatra Goffredo Bartocci, Piero Sansonetti e gli autori (ore 18, libreria Croce di Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 156).
I due curatori hanno raccolto e sintetizzato le voci critiche di pazienti ed ex pazienti che hanno fatto esperienza di analisi collettiva con Massimo Fagioli. Ad essere più precisi il materiale consiste in circa tremila post apparsi sul sito internet di Antonello Armando (www.antonelloarmando.it), la gran parte dei quali risalenti agli ultimi due anni. Foss’anche solo per questo, la vicenda merita attenzione. Il paese degli smeraldi – il titolo è tratto da Il mago di Oz , celebre racconto fantastico di Frank Baum – è uno dei primi casi di libri nati da un blog, uno dei tanti forum di discussione nella Rete. Il che suona come una smentita delle profezie apocalittiche sulla scomparsa dell’oggetto-libro e sulla sua definitiva, destinale sostituzione ad opera di internet. L’esperienza qui dimostra che i mezzi di comunicazione si accavallano e si stimolano piuttosto che entrare in competizione in una sorta di gioco a somma zero in cui l’uno muore e l’altro vive.
Ma la materia scottante del volume curato da Antonello Armando e Albertina Seta è altra. In primo luogo perché il protagonista di cui si parla ha sempre fatto discutere (di sé). Sul suo conto si sono sovrapposti apologie e anatemi, professioni di fedeltà incondizionata e atti di abiura, fin da quando diede vita, negli anni Settanta, alla pratica dell’analisi collettiva che gli procurò l’espulsione dalla Società italiana di psicoanalisi. Iniziò con le sedute di psicoanalisi di gruppo all’istituto di psichiatria dell’università La Sapienza di Roma, con numeri di frequentanti sull’ordine di diverse centinaia di persone. Poi le sedute si spostarono nel suo studio privato a Trastevere. Antifreudiano viscerale, tenace oppositore di Franco Basaglia – da lui considerato alla stregua di un “negazionista” della malattia mentale – Massimo Fagioli è stato via via celebrato da alcuni come il più radicale critico della “truffa freudiana”, il propiziatore di una rivoluzione nei rapporti personali dopo il fallimento delle grandi ideologie, da altri invece paragonato a un guru, a un affabulatore narcisista, all’iniziatore di una vera e propria setta. Basta dare un’occhiata ai post firmati da suoi (ex) pazienti per rendersene conto. C’è chi sul blog lo dipinge come un monarca che regna incontrastato nella sua “città di smeraldo” sui suoi devotissimi sudditi.
Certo, il materiale di cui è fatto il libro sono testimonianze di ex pazienti, racconti in presa diretta, punti di vista esposti al risentimento, opinioni parziali. Non è che la cosa sia sfuggita ai curatori. «La cautela d’obbligo nell’entrare ex abrupto dall’esterno anche in una qualsiasi relazione interpersonale che permette di evitare un’intrusione illegittima e forse molesta, diventa ancora maggiore se il rapporto è delicato come quello professionale tra un paziente e un terapeuta». Ma loro, i curatori, giurano d’aver fatto un lavoro serio, d’aver controllato la veridicità del materiale, d’aver fatto in modo da non permettere il riconoscimento delle persone. «Il fatto nuovo è che il materiale in questione non è comparso nell’ambito specialistico, in qualche modo ristretto degli addetti ai lavori, ma in forma pubblica, su un blog, alla portata di tutti». Ma come etichettare il contenuto dei blog? Fantasie, pettegolezzi, specchio fedele delle opinioni? «Quanto ai pettegolezzi, questa dizione in verità non ha trovato molti contenuti cui essere applicata: tutte le affermazioni che per il loro carattere di inattendibilità, parzialità, intenzione puramente denigratoria e pretestuosità potevano rientrare in questa categoria, sono state stigmatizzate da una decisa opposizione nel corso della discussione sul blog e poi espunte da questa raccolta».
Leggiamoli questi post, vediamolo “il punto di vista dei pazienti” che finora non ha trovato spazio, neppure come oggetto di studio. Piero: «… avevo problemi con la mia donna… Dopo un po’ mi ritrovai dal Maestro… Il primo impatto è stato sconvolgente: pensavo che avrei potuto parlare di me e della mia situazione di rapporto, non sapevo più cosa fare, avevo necessità e allo stesso tempo timore di una separazione che pure sentivo necessaria. Niente di questo: la prima interpretazione che ricevetti sentenziava che le mie difficoltà con quel rapporto non c’entravano con il mio malessere, ma che esso era dovuto all’uscita di non so quale delle decine di edizioni di non so quale libro del Maestro». “Frustrazione” e “rifiuto” – scrivono gli autori-curatori – sono due cardini della terapia fagioliana: il terapeuta rifiuta qualsiasi ruolo consolatorio nei confronti della sofferenza del paziente, come se della “negatività” di quest’ultimo non volesse neppure sentir parlare. «La frustrazione di tali dinamiche non avrebbe affatto distrutto quest’ultimo [il paziente], anzi lo avrebbe liberato da quanto gli impediva di realizzarsi pienamente come essere umano». Ecco il post di Barbara: «Ho letto i post e in un certo senso posso capire da dove arriva l’acredine di quanti criticano l’analisi collettiva… Persone prima portate sul palmo della mano e poi criticate aspramente. Mille volte ho pensato che io non avrei retto quel trattamento». Queste sono invece le parole di Rudra: «L’esperienza con questo tipo di psicoterapia fa terra bruciata su tutto il nostro passato: scelte, pensieri, relazioni amorose, amici, genitori. L’uomo vecchio deve essere buttato completamente nella spazzatura, disse un giorno il mio terapeuta. Da tutto ciò deriva, in chi non ha esaltazione cieca, una profonda reazione depressiva e sentimenti paranoici persecutori nei confronti di tutto ciò che appartiene al passato, a quella parte di passato che vive ancora nel presente (amici, genitori, scelte), alla costruzione del futuro». E’ il vero punctum dolens nella sequenza dei post, l’immagine – affascinante e terribile, a un tempo – dell’uomo nuovo che taglia ogni legame affettivo e che altri non ne avrà all’infuori della comunità elettiva. Ecco l’opinione di Nautilus: «Riconosco a Fagioli una trasformazione reale del mio modo di essere, soprattutto dei miei sogni e della mia sensibilità. Devo dire, però, che ci sono aspetti dell’analisi collettiva che non mi sono mai piaciuti, a partire da un certo modo di vivere “totalizzante” quest’esperienza, per non parlare dei continui, incessanti acquisti di libri, dvd, locandine, calendari, riviste e qualunque cosa nomini Fagioli». Altri scrivono del proprio rapporto con lo psichiatra che «presenterebbe caratteristiche che vanno al di là del transfert propriamente detto e rassomigliano piuttosto a un culto di ogni sua espressione nei più svariati campi».
Ma, appunto per questo, c’è da chiedersi: qual è il segreto dell’indubbia capacità d’attrazione del fagiolismo? Si può datare l’inizio della leggenda con la pubblicazione nel lontano 1972 di Istinto di morte e conoscenza con cui lo psichiatra prende definitivamente le distanze da Freud e dalla sua definizione dell’istinto di morte come tendenza a ritornare allo stato anteriore dell’inorganico. Fagioli butta a mare la psicoanalisi freudiana e costruisce la sua impalcatura sulla fantasia di annullare lo stato attuale e il presente verso un nuovo Sé, verso l’immagine fantastica di un Io all’origine della psiche umana. Elabora un linguaggio evocativo, parla di «inconscio mare calmo», dipinge ambienti amniotici. Ma la sua contestazione fa fuori anche l’analista freudiano, ai suoi occhi un “analista assente” che lascia parlare il paziente e non prende posizione. Le sue teorie funzionano come dispositivo di «contenimento e suggestione di una massa alla ricerca di un’ideologia che la compensasse dei fallimenti politici del ’68 e del ’77». Per tanti, orfani delle utopie rivoluzionarie, la pratica terapeutica di piccolo gruppo appare come una speranza di rapporti personali diversi e nuovi – nonostante ci sia di mezzo il proverbiale rifiuto dell’omosessualità. C’è un’aspettativa utopica che si trasferisce dal piano della politica a quello delle relazioni personali. Quasi una sorta di palingenesi dei rapporti affettivi per far piazza pulita di tutto quanto impedirebbe all’essere umano di realizzarsi in maniera autentica. Sono passati trent’anni e quell’eresia si è istituzionalizzata. Il fagiolismo ha le sue librerie, le sue riviste, le sue aule universitarie. Per qualcuno è una terapia in piena regola, altri preferiscono parlare di ideologia. C’è chi parla di transfert e chi di semplice carisma o eccessiva personalità del maestro.
Ma nel clamore che ha episodicamente accompagnato la figura di Massimo Fagioli c’è anche il suo rapporto con la politica, le sue discese in campo che ne hanno fatto nel chiacchiericcio mediatico un guru della sinistra radicale. E’ quasi superfluo far presente che nel blog una delle materie più dibattute sia la decisione di Fagioli di schierarsi (in passato) con Rifondazione comunista. Il suo rapporto – vero o presunto – con Bertinotti ha occupato intere paginate di giornali. Sempre lui, Massimo Fagioli, è stato in tempi più recenti, additato d’essere il vero ispiratore della scalata a Liberazione . Oggi però – è cronaca di questi giorni – lo psichiatra romano sembra aver trovato lidi a lui più congeniali, in quel di Chianciano dove s’è appena tenuta l’assise dei radicali e della sinistra radical-socialista del futuro. Da Pannella a Fagioli, da Paolo Cento agli orfani di Craxi, «è il momento di unire le forze – parole dello psichiatra sul quotidiano ecologista Terra di domenica scorsa – superando le identità politiche per ottenere un’altra eguaglianza, finora sempre negata: che la sanità di mente diventi un bene reale, possibile e condiviso. Perché la sofferenza non è solo fisica ma anche quella che deriva dalla malattia mentale». Caro Basaglia, non te ne sei accorto? Nella sinistra moderna del XXI secolo non c’è più spazio per i “negazionisti” della malattia mentale come te.
Tonino Bucci
Psichiatra eretico o capo d’una setta? Le voci critiche dei suoi pazienti raccolti in un libro da due psicoterapeuti presentato oggi
C’è da scommetterci che farà discutere. Per almeno una comunità ristretta, quella che da una trentina d’anni gravita attorno allo psichiatra romano Massimo Fagioli – il fondatore dell’analisi collettiva – questo libro scatenerà un putiferio. Parliamo di un volume curato da Luigi Antonello Armando e Albertina Seta – psicoterapeuti di professione, ex docente di psicologia dinamica e psicologia generale il primo, psichiatra la seconda – che sarà da oggi nelle librerie col titolo Il paese degli smeraldi (edizioni Mimesis, pp. 256, euro 18). Il primo test ci sarà oggi alla presentazione ufficiale del libro con lo psichiatra Goffredo Bartocci, Piero Sansonetti e gli autori (ore 18, libreria Croce di Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 156).
I due curatori hanno raccolto e sintetizzato le voci critiche di pazienti ed ex pazienti che hanno fatto esperienza di analisi collettiva con Massimo Fagioli. Ad essere più precisi il materiale consiste in circa tremila post apparsi sul sito internet di Antonello Armando (www.antonelloarmando.it), la gran parte dei quali risalenti agli ultimi due anni. Foss’anche solo per questo, la vicenda merita attenzione. Il paese degli smeraldi – il titolo è tratto da Il mago di Oz , celebre racconto fantastico di Frank Baum – è uno dei primi casi di libri nati da un blog, uno dei tanti forum di discussione nella Rete. Il che suona come una smentita delle profezie apocalittiche sulla scomparsa dell’oggetto-libro e sulla sua definitiva, destinale sostituzione ad opera di internet. L’esperienza qui dimostra che i mezzi di comunicazione si accavallano e si stimolano piuttosto che entrare in competizione in una sorta di gioco a somma zero in cui l’uno muore e l’altro vive.
Ma la materia scottante del volume curato da Antonello Armando e Albertina Seta è altra. In primo luogo perché il protagonista di cui si parla ha sempre fatto discutere (di sé). Sul suo conto si sono sovrapposti apologie e anatemi, professioni di fedeltà incondizionata e atti di abiura, fin da quando diede vita, negli anni Settanta, alla pratica dell’analisi collettiva che gli procurò l’espulsione dalla Società italiana di psicoanalisi. Iniziò con le sedute di psicoanalisi di gruppo all’istituto di psichiatria dell’università La Sapienza di Roma, con numeri di frequentanti sull’ordine di diverse centinaia di persone. Poi le sedute si spostarono nel suo studio privato a Trastevere. Antifreudiano viscerale, tenace oppositore di Franco Basaglia – da lui considerato alla stregua di un “negazionista” della malattia mentale – Massimo Fagioli è stato via via celebrato da alcuni come il più radicale critico della “truffa freudiana”, il propiziatore di una rivoluzione nei rapporti personali dopo il fallimento delle grandi ideologie, da altri invece paragonato a un guru, a un affabulatore narcisista, all’iniziatore di una vera e propria setta. Basta dare un’occhiata ai post firmati da suoi (ex) pazienti per rendersene conto. C’è chi sul blog lo dipinge come un monarca che regna incontrastato nella sua “città di smeraldo” sui suoi devotissimi sudditi.
Certo, il materiale di cui è fatto il libro sono testimonianze di ex pazienti, racconti in presa diretta, punti di vista esposti al risentimento, opinioni parziali. Non è che la cosa sia sfuggita ai curatori. «La cautela d’obbligo nell’entrare ex abrupto dall’esterno anche in una qualsiasi relazione interpersonale che permette di evitare un’intrusione illegittima e forse molesta, diventa ancora maggiore se il rapporto è delicato come quello professionale tra un paziente e un terapeuta». Ma loro, i curatori, giurano d’aver fatto un lavoro serio, d’aver controllato la veridicità del materiale, d’aver fatto in modo da non permettere il riconoscimento delle persone. «Il fatto nuovo è che il materiale in questione non è comparso nell’ambito specialistico, in qualche modo ristretto degli addetti ai lavori, ma in forma pubblica, su un blog, alla portata di tutti». Ma come etichettare il contenuto dei blog? Fantasie, pettegolezzi, specchio fedele delle opinioni? «Quanto ai pettegolezzi, questa dizione in verità non ha trovato molti contenuti cui essere applicata: tutte le affermazioni che per il loro carattere di inattendibilità, parzialità, intenzione puramente denigratoria e pretestuosità potevano rientrare in questa categoria, sono state stigmatizzate da una decisa opposizione nel corso della discussione sul blog e poi espunte da questa raccolta».
Leggiamoli questi post, vediamolo “il punto di vista dei pazienti” che finora non ha trovato spazio, neppure come oggetto di studio. Piero: «… avevo problemi con la mia donna… Dopo un po’ mi ritrovai dal Maestro… Il primo impatto è stato sconvolgente: pensavo che avrei potuto parlare di me e della mia situazione di rapporto, non sapevo più cosa fare, avevo necessità e allo stesso tempo timore di una separazione che pure sentivo necessaria. Niente di questo: la prima interpretazione che ricevetti sentenziava che le mie difficoltà con quel rapporto non c’entravano con il mio malessere, ma che esso era dovuto all’uscita di non so quale delle decine di edizioni di non so quale libro del Maestro». “Frustrazione” e “rifiuto” – scrivono gli autori-curatori – sono due cardini della terapia fagioliana: il terapeuta rifiuta qualsiasi ruolo consolatorio nei confronti della sofferenza del paziente, come se della “negatività” di quest’ultimo non volesse neppure sentir parlare. «La frustrazione di tali dinamiche non avrebbe affatto distrutto quest’ultimo [il paziente], anzi lo avrebbe liberato da quanto gli impediva di realizzarsi pienamente come essere umano». Ecco il post di Barbara: «Ho letto i post e in un certo senso posso capire da dove arriva l’acredine di quanti criticano l’analisi collettiva… Persone prima portate sul palmo della mano e poi criticate aspramente. Mille volte ho pensato che io non avrei retto quel trattamento». Queste sono invece le parole di Rudra: «L’esperienza con questo tipo di psicoterapia fa terra bruciata su tutto il nostro passato: scelte, pensieri, relazioni amorose, amici, genitori. L’uomo vecchio deve essere buttato completamente nella spazzatura, disse un giorno il mio terapeuta. Da tutto ciò deriva, in chi non ha esaltazione cieca, una profonda reazione depressiva e sentimenti paranoici persecutori nei confronti di tutto ciò che appartiene al passato, a quella parte di passato che vive ancora nel presente (amici, genitori, scelte), alla costruzione del futuro». E’ il vero punctum dolens nella sequenza dei post, l’immagine – affascinante e terribile, a un tempo – dell’uomo nuovo che taglia ogni legame affettivo e che altri non ne avrà all’infuori della comunità elettiva. Ecco l’opinione di Nautilus: «Riconosco a Fagioli una trasformazione reale del mio modo di essere, soprattutto dei miei sogni e della mia sensibilità. Devo dire, però, che ci sono aspetti dell’analisi collettiva che non mi sono mai piaciuti, a partire da un certo modo di vivere “totalizzante” quest’esperienza, per non parlare dei continui, incessanti acquisti di libri, dvd, locandine, calendari, riviste e qualunque cosa nomini Fagioli». Altri scrivono del proprio rapporto con lo psichiatra che «presenterebbe caratteristiche che vanno al di là del transfert propriamente detto e rassomigliano piuttosto a un culto di ogni sua espressione nei più svariati campi».
Ma, appunto per questo, c’è da chiedersi: qual è il segreto dell’indubbia capacità d’attrazione del fagiolismo? Si può datare l’inizio della leggenda con la pubblicazione nel lontano 1972 di Istinto di morte e conoscenza con cui lo psichiatra prende definitivamente le distanze da Freud e dalla sua definizione dell’istinto di morte come tendenza a ritornare allo stato anteriore dell’inorganico. Fagioli butta a mare la psicoanalisi freudiana e costruisce la sua impalcatura sulla fantasia di annullare lo stato attuale e il presente verso un nuovo Sé, verso l’immagine fantastica di un Io all’origine della psiche umana. Elabora un linguaggio evocativo, parla di «inconscio mare calmo», dipinge ambienti amniotici. Ma la sua contestazione fa fuori anche l’analista freudiano, ai suoi occhi un “analista assente” che lascia parlare il paziente e non prende posizione. Le sue teorie funzionano come dispositivo di «contenimento e suggestione di una massa alla ricerca di un’ideologia che la compensasse dei fallimenti politici del ’68 e del ’77». Per tanti, orfani delle utopie rivoluzionarie, la pratica terapeutica di piccolo gruppo appare come una speranza di rapporti personali diversi e nuovi – nonostante ci sia di mezzo il proverbiale rifiuto dell’omosessualità. C’è un’aspettativa utopica che si trasferisce dal piano della politica a quello delle relazioni personali. Quasi una sorta di palingenesi dei rapporti affettivi per far piazza pulita di tutto quanto impedirebbe all’essere umano di realizzarsi in maniera autentica. Sono passati trent’anni e quell’eresia si è istituzionalizzata. Il fagiolismo ha le sue librerie, le sue riviste, le sue aule universitarie. Per qualcuno è una terapia in piena regola, altri preferiscono parlare di ideologia. C’è chi parla di transfert e chi di semplice carisma o eccessiva personalità del maestro.
Ma nel clamore che ha episodicamente accompagnato la figura di Massimo Fagioli c’è anche il suo rapporto con la politica, le sue discese in campo che ne hanno fatto nel chiacchiericcio mediatico un guru della sinistra radicale. E’ quasi superfluo far presente che nel blog una delle materie più dibattute sia la decisione di Fagioli di schierarsi (in passato) con Rifondazione comunista. Il suo rapporto – vero o presunto – con Bertinotti ha occupato intere paginate di giornali. Sempre lui, Massimo Fagioli, è stato in tempi più recenti, additato d’essere il vero ispiratore della scalata a Liberazione . Oggi però – è cronaca di questi giorni – lo psichiatra romano sembra aver trovato lidi a lui più congeniali, in quel di Chianciano dove s’è appena tenuta l’assise dei radicali e della sinistra radical-socialista del futuro. Da Pannella a Fagioli, da Paolo Cento agli orfani di Craxi, «è il momento di unire le forze – parole dello psichiatra sul quotidiano ecologista Terra di domenica scorsa – superando le identità politiche per ottenere un’altra eguaglianza, finora sempre negata: che la sanità di mente diventi un bene reale, possibile e condiviso. Perché la sofferenza non è solo fisica ma anche quella che deriva dalla malattia mentale». Caro Basaglia, non te ne sei accorto? Nella sinistra moderna del XXI secolo non c’è più spazio per i “negazionisti” della malattia mentale come te.
Tonino Bucci
domenica 6 novembre 2011
Oscurità.
Oscurità, compagna di vita per qualcuno, ma infondo piacevole a nessuno. Oscurità cheaccompagni chi non vede, ma se questo è vissuto nei suoi lati positivi alla tristezza che tu porti non si cede. ma quando invece a non vedere e la mente perpregiudizi o chiusura mentale, a quel punto l'oscurità offusca le persone in modo globale. Nel loro insieme, dal soma ai sentimenti, Ne annienta il progresso, l'intelligenza gli intenti. Oscuro diventa l'uomo che non apre la mente, ad ogni forma di vita, religione, o contatto con la gente. Di ogni razza, etnia o colore, lasciando spazio solo al rispetto, alla comprensione, all'amore. Che infondo si nasconde in ogni essere umano concepito come tale, Ma ormai offuscato dal grigiore di un mondo che assorbe solo il bene lasciando tutto il male. Affrontando questo tipo di argomenti si rischia di apparire retorici o banali, perchè si preferisce il vaquo essere di parole vuote dette da persone superficiali. Che in massa popolano questo nostro universo, vivendo per l'apparire uniformandosi agli altri, a discapito del vero valore di essere e vivere come se stesso.
sabato 5 novembre 2011
Voglia di scrivere ma... cosa?
Mi trovo qui, in questo inizio serata dei primi giorni di un novembre che ha tutta l'aria di essere grigio, ugioso e freddo. D'improvviso, si fa strada in me la voglia di metter giù qualche riga come sfogo, riflessione, o pensiero. Non so ancora bene di cosa parlare e di certo se penso a ciò che nell'altra stanza odo dalla tv accesa di cose da dire ce ne sarebbero tante. Ma le cose che ormai quella black box che è la tele ci ha abituati a vedere non forniscono solo spunti per scrivere o dialogare, ma ancor più per arrabbiarsi, intristirsi, o indignarsi. Quindi no, forse meglio lasciare la tele come spunto di riflessione e parlare d'altro. Le pessime condizioni meteo di questi ultimi giorni in Italia, mi fanno pensare che quando la natura decide di prendersela per come l'uomo l'ha maltrattata fa davvero sul serio non risparmiando niente e nessuno. Madre natura, già. Ma quale madre ucciderebbe i suoi figli in modo così impietoso? molte forse a giudicare dai fatti di cronaca nera che ci hanno quasi abituati a sorbire. e ancora c'è qualche demente che crede che il 2012 alle porte sarà l'ultimo anno di vita perchè il 21 dicembre come hanno profetizzato i maia il mondo finirà. Non basta forse già tutto questo per rendersi conto che il mondo è pieno zeppo di piccoli 2012? di tanti laceranti fenomeni apocalittici che avvengono in diversi modi? Domande che restano qui archiviate in un blog. Domande a cui niente e nessuno potrà fornire risposte. Anche perchè, quando non si riescono a trovare parole giuste, appropriate, meglio tacere e se è possibile, donare sollievo col calore del contatto umano.
venerdì 4 novembre 2011
giovedì 3 novembre 2011
mercoledì 2 novembre 2011
Unica.
Il secondo testo che voglio invece proporre alla vostra lettura, è unica. Tratto dall'omonimo album in uscita il 19 novembre, di uno dei miei cantautori preferiti. Il romano Antonello Venditti. o sentito questo singolo per laprima volta in radio ieri mattina, e come spesso accade quando ci troviamo ad ascoltare un nuovo singolo dei nostri artisti preferiti, l'ho amato da subito!
Noi due non ci parliamo
noi due non ci vediamo,
noi due due foglie cadute dallo stesso ramo.
Noi due che dell'errore abbiamo fatto amore,
noi due due arterie diverse dello stesso cuore.
Tu, ora dove sei?
Se vivi un'altra storia, con chi stai?
Chi ti prenderà,
chi ti stringerà,
chi ti griderà "sei unica"?
(Che danno è l'amore)
E passa il tempo lento, mi giro e mi tormento
e se ti chiamo lo so che trovo sempre spento
perché non ci parliamo,
perché non perdoniamo?
Noi due, due foglie cadute dallo stesso ramo
Tu, dimmi dove sei?
Se vivi un'altra storia, con chi stai?
Lui ti prenderà,
lui ti stringerà,
lui ti griderà "sei unica"?
noi due non ci vediamo,
noi due due foglie cadute dallo stesso ramo.
Noi due che dell'errore abbiamo fatto amore,
noi due due arterie diverse dello stesso cuore.
Tu, ora dove sei?
Se vivi un'altra storia, con chi stai?
Chi ti prenderà,
chi ti stringerà,
chi ti griderà "sei unica"?
(Che danno è l'amore)
E passa il tempo lento, mi giro e mi tormento
e se ti chiamo lo so che trovo sempre spento
perché non ci parliamo,
perché non perdoniamo?
Noi due, due foglie cadute dallo stesso ramo
Tu, dimmi dove sei?
Se vivi un'altra storia, con chi stai?
Lui ti prenderà,
lui ti stringerà,
lui ti griderà "sei unica"?
Diamanti e caramelle.
Come ben sapete, mi piace postare i testi dei brani che più mi piacciono. Eccovi due testi di nuovissima pubblicazione, come i brani dei quali fanno parte. Il primo, e il testo del nuovo singolo degli stadio, dal titolo diamanti e caramelle, tratto dal loro omonimo album.
Sei stata grande più dell’universo
più semplice del pane
più calda dell’acciaio fuso
e fragile come carta di giornale
sei stata un passaggio perfetto
sono io che ho sbagliato
potevo calciare più in basso
ma forse è stato meglio sbagliare
a volte serve per imparare
non c’è lezione che non faccia male
ogni minuto il tuo pensiero mi assale…
Qui è come se domani
non ci fossero più stelle
è come se diamanti
diventassero caramelle
è come se il mattino
non portasse mai più il sole
è come se ogni mio gesto avesse un nome
errore
e sono qui.
Sei stata bella come un giorno al tuo fianco
distratta come la lontananza
veloce come il tempo che passava
di notte nella tua stanza
sei stata pioggia sui nostri sbagli
un libro aperto quando piangevi
sei stata forte nel chiedere aiuto
e commozione quando lo hai dato
non c’è lezione che farà più male
di stare fermo seduto a aspettare
Ma è come se domani
non ci fossero più stelle
è come se diamanti
diventassero caramelle
è come se il mattino
non portasse mai più il sole
come se il mio destino avesse un nome
errore
e sono qui.
Ma è come se domani
non ci fossero più stelle
è come se diamanti
diventassero caramelle
è come se il mattino
non portasse mai più il sole
come se ogni mio giorno avesse un nome
errore
ma resto qui
io resto qui
più semplice del pane
più calda dell’acciaio fuso
e fragile come carta di giornale
sei stata un passaggio perfetto
sono io che ho sbagliato
potevo calciare più in basso
ma forse è stato meglio sbagliare
a volte serve per imparare
non c’è lezione che non faccia male
ogni minuto il tuo pensiero mi assale…
Qui è come se domani
non ci fossero più stelle
è come se diamanti
diventassero caramelle
è come se il mattino
non portasse mai più il sole
è come se ogni mio gesto avesse un nome
errore
e sono qui.
Sei stata bella come un giorno al tuo fianco
distratta come la lontananza
veloce come il tempo che passava
di notte nella tua stanza
sei stata pioggia sui nostri sbagli
un libro aperto quando piangevi
sei stata forte nel chiedere aiuto
e commozione quando lo hai dato
non c’è lezione che farà più male
di stare fermo seduto a aspettare
Ma è come se domani
non ci fossero più stelle
è come se diamanti
diventassero caramelle
è come se il mattino
non portasse mai più il sole
come se il mio destino avesse un nome
errore
e sono qui.
Ma è come se domani
non ci fossero più stelle
è come se diamanti
diventassero caramelle
è come se il mattino
non portasse mai più il sole
come se ogni mio giorno avesse un nome
errore
ma resto qui
io resto qui
iPhone.
Finalmente anche dal mio iPhone, oggetto che amo smodatamente per i suoi aspetti ludici, ho capito come accedere al blog. Questo e infatti un post di prova pubblicato con il mio device, per capire come si posta anche da qui. Sapete che in ambito tecnologico mi piace sperimentare, e sperimentarmi. Allafine, ho dovuto riaffidarmi però al caro vecchio pc per correggere gli errori a questo post dopo averlo già pubblicato con l'iphone. Segno che il touchscreen da me molto amato, almeno nel correggere gli errori e nell'evitarli specie in post lunghi è ancora poco funzionale. L'idea di postare sul blog qualunque cosa anche in mobilità come avviene già per tutte le piattaforme a cui sono iscritta mi piace molto. Non so ancora in che sezione del blog inserirò questo post. Vedremo!
martedì 1 novembre 2011
Giudizi e pregiudizi.
Dopo diverso tempo, mi accingo a scrivere qualche riflessione, che non vuole essere una disamina su chi troppo spesso parla a sproposito senza conoscere il vissuto altrui, ma soltanto una riflessione su tali categorie di esseri umani. Troppo spesso l'uomo si sente in diritto di giudicare chiunque, così senza nemmeno riflettere su cosa dice, su cosa conosce o non conosce dell'altro, credendo di avere la verità in tasca o peggio, sentendosi Dio in terra. Credendo a volte di aiutare con parole che feriscono, oppure solosparandone a caso così, con la presunzione saccente di chi sa tutto e può sindacare su ognuno. Troppo retorico sarebbe dire a questo punto della mia riflessione che prima di parlare ci si dovrebbe un attimo focalizzare su noi stessi, questo si sa. Dico piùttosto, che le migliori cose da fare a mio avviso siano 2. La prima, limitarsi soltanto ad ascoltare senza per forza dispensare con estrema facilità consigli non voluti, aiuti non richiesti. Il semplice ascolto spesso è la cosa migliore, poi, una buona e sana introspezione del proprio se, della propria struttura invece di cercare di capire per poi giudicare quella degli altri. Questo post non è una guida su come comportarsi, ci mancherebbe. Solo uno sfogo su quanto mi sia stancata di vedere come dall'alto delproprio vissuto la gente giudichi altra gente.
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