lunedì 14 luglio 2014

Una notte ho sognato che parlavi

Una notte ho sognato che parlavi, racconta il legame unico è speciale che unisce Gianluca Nicoletti, giornalista italiano, al figlio autistico Tommy Quattordicenne all'epoca in cui il libro è stato scritto. Quando un libro sceglie di raccontare una storia vera, non può definirsi ne bello ne brutto ma soltanto vero, reale, concreto in ogni suo aspetto, specie se a scriverlo e chi vive in prima persona ogni vicenda narrata. A colpirmi in questo libro è la capacità e la voglia di rappresentare il quotidiano, facendolo conoscere al  mondo in ogni suo più realistico aspetto, dalla difficoltà nel doversi scontrare con la burocrazia per avere un semplice cartellino per poter parcheggiare, all'oppressione che ogni essere umano non come genitore ma umanamente prova nel vedere un figlio che non riesce ad esprimere a parole come tutti ogni sua sensazione e nel doversi dedicare totalmente ad esso, quasi "sacrificando" la propria vita, senza sapere se tutto questo sarà mai compreso dall'altra parte. Quello che mi ha davvero colpito in questo racconto è finalmente la giustizia nel raccontare la disabilità nei suoi aspetti più reali, non ponendo il disabile come fenomeno al centro della  società che sta a  guardarne le gesta eroiche a bocca aperta ma nella realtà non sempre facile di tutto ciò che una disabilità comporta in una famiglia, per il disabile e per chi se ne prende cura,  raccontando il tutto in ogni emozione, sensazione, pensiero con sincerità in ogni aspetto, difficile, mediamente facile, possibile, negativo, cercando sempre però di cogliere gli aspetti positivi ma comunque, sempre è in ogni caso reale, semplice e sincero e coerente in ogni sua sfaccettatura.

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