mercoledì 24 maggio 2017

Magari domani resto

Cosa potrebbe accomunare una giovane avvocatessa desiderosa di partire e scrutare nuovi orizzonti, un anziano filosofo in carrozzina, un bambino saggio, maturo e molto speciale, un cane superiore, definito così per l'intelligenza superiore appunto, agli umani. Forse niente o forse tutto, magari domani resto, con i suoi personaggi così strampalati e diversi tra loro, ci dimostra che non sono i legami di sangue a formare e costituire una famiglia. Un libro allegro, spensierato ma al contempo zeppo di sagge riflessioni, che ha il potere di mettere il lettore di buonumore, instillare allegria e voglia di vivere, nonostante le mille contraddizioni e le cose non sempre semplici e come nella vita reale, spesso tristi da affrontare. Magari domani resto è un libro scritto per il sud, per la gente del sud, nel senso più positivo e nobile del termine perchè, solo chi vive in queste terre, può conoscere e comprendere più di chiunque altro, la voglia di restare contrapposta a quella di fuggire, la continua contraddizione tra la bellezza mozzafiato del mare o più in generale del territorio di cui si è circondati, e la continua voglia di riuscire a deturpare tutto spesso insita nell'uomo, che dunque, ingenera voglia di scappare a gambe levate. Sarà solo dopo un'attenta riflessione introspettiva come quella fatta da Luce che coinvolgerà se stessa e chi la circonda, a farci comprendere se decidere di andare, oppure provare a dire:" magari domani resto."

lunedì 22 maggio 2017

l'altra faccia del blue vale

In un blog che prova ad occuparsi di svariati argomenti, soprattutto quelli maggiormente evidenziati dal resto del mondo, come blogger ma ancor più come psicologa, non potevo restare indifferente al clamore suscitato attorno al blue vale, senza però ne arginare ne fomentare ulteriori preoccupazioni, perplessità etc. Presentazione del fenomeno. Dei fantomatici curatori, questo il nome scelto da chi decide tramite gruppi e pagine sui social di adescare ragazzi e adolescenti, forse sprovveduti, forse in cerca di qualcosa di diverso ma sicuramente ignari delle conseguenze a cui andranno in contro, forniscono tramite questi gruppi e pagine, 50 regole da seguire. Le prime più soft, per usare un eufemismo che ben si presta alla gradualità sempre più massiccia e preoccupante con cui si susseguiranno queste prove. Non mi soffermerò sull'interezza delle prove, ne se il gioco sia stato fatto a doc per creare sensazionalismi giornalistici etc, ne se condividendo si rischia di diffondere creando facili allarmismi ma, porrò l'attenzione su due aspetti, il primo è l'ultima delle 50 prove, ovvero quella che induce i ragazzi a salire sul palazzo, tetto, cornicione più alto e saltare giù, andando incontro a morte certa. Non parlerò delle origini del gioco, perchè tutte le informazioni, il resto delle prove e qualunque cosa legata a quest'ultima trovata geniale e facilmente reperibile ovunque sul web quindi, ogni informazione sul gioco in se si ferma qui. Riflessioni. Ciò su cui a mio avviso è giusto porre l'accento è invece, il perchè di tanti suicidi giovanili, che si scelga di chiamarlo blue vale o in qualunque altro modo, c'è da indagare e riflettere molto sulle cause di tanto disagio giovanile, spesso inascoltato, che porta sempre più frequentemente a dolorose, tragiche, difficili conseguenze. L'altra faccia del blue vale perchè, sì, non è questo gioco in se il problema, ne saranno altri giochi passati o futuri che spero mai vedremo, i problemi e le altre facce dei giochi che tutti dovremmo attenzionare sono: La mancanza di ascolto e dialogo, l'assenza di empatia, la difficoltà/impossibilità a ricercare, spingere, provare ad aprirsi un varco nel dialogo con i nostri figli. come si può provare a dire che un ragazzo/a non parla con i genitori se spesso, con la vita e i ritmi frenetici a cui veniamo sottoposti non abbiamo o riusciamo a trovare il tempo per chiedere come stai? come è andata la giornata? cosa hai fatto a scuola? La scuola dovrebbe aiutare ma, gli insegnanti restano spesso prigionieri di una rete di programmi da seguire e portare a termine, dunque anche in questo caso, poco tempo per soffermarsi a dialogare, anche in un luogo che dovrebbe fungere da palestra di vita. Qualcuno potrà obiettare che: i genitori non parlano con i ragazzi perchè non hanno voglia troppo presi da loro stessi, che gli insegnanti non hanno voglia di fare bene il proprio lavoro, che sono svogliati, scocciati e stanchi ebbene, va da se che in ogni categoria e in ogni situazione si può incappare in mele marce ma che la generalizzazione, è dannosa e potenzialmente pericolosissima, per questo non andrebbe mai fatta e che soprattutto, ogni caso e è resta sempre individuale, quindi e a se. Niente di universale ma, anche in casi così delicati e complessi come giochi apparentemente stupidi che hanno conseguenze più grandi e nascondono problemi di più enormi e particolari dimensioni, si dovrebbe sempre: cercare le cause, individuarle, ascoltare tutte le parti coinvolte senza mai colpevolizzare nessuno, provando insieme a cercare e trovare una o più soluzioni efficaci, volte a neutralizzare le cause del problema e per arrivare a tutto questo, l'unica via da seguire e spesso quella più difficile, il dialogo o nel caso in cui si scelga di affidarsi ad un professionista , il colloquio. tutto questo, sembrerà banale, andrebbe associato ad un controllo invasivo senza per questo essere invadenti, dei social network di ragazzi e adolescenti, in modo da comprendere a che gruppi si iscrivano, cosa postino, con chi conversano etc. La vita sociale che ci piaccia o no, ormai corre sui binari della vita social e dunque, non si può e non si deve sminuire quest'aspetto, cercando però di tenere conto delle possibili conseguenze, specie per i più piccoli.